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      .., col principe di Orange...
      Chi ve ne conferiva il mandato?
      Continuerete voi ingrati a maledire la luce che v'illumina? Già comincia a pesarmi questa diuturna pazienza. Credete voi che ignori le vostre vociferazioni? Forse io non so che mi andate vituperando come traditore? Non conosco io che voi, in premio dei patiti travagli in pro vostro, mi torreste la testa? E non pertanto dissimulo e perdono come Cristo perdonò, e ai vostri vantaggi mi affatico dicendo, com'egli disse: io li perdono, perchè non sanno quello che si fanno. - Certo i posteri quando apprenderanno questa mia longanimità mi estimeranno codardo; avrei dovuto abbandonarvi, lasciarvi in balia del nemico, ma non me lo concede la mia natura. Io restringo molte cose in una: speranze non ve ne rimangono, io accorderò per voi; e se ostinati volete ad ogni modo combattere, datemi licenza di ricondurmi alle mie case..., dove forse mi attende la morte a cagione dell'ira del pontefice ch'io mi sono provocato contro per voi..
      Voi dunque non volete combattere?
      Non voglio condurre a perdizione la vostra patria...
      E desiderate la licenza...
      La licenza! Portatemela e vedrete.
      Malatesta, l'avrete.
      E crucciosi abbandonarono le case di lui. Allora Cencio, volgendosi al Baglioni, favellò:
      Voi siete il libro della Sibilla: e se vengono con la licenza?
      Non verranno.
      Ma se venissero?
      Al papa certa volta prese talento di scomunicare non so quale dei Visconti e gli mandò ambasciatori: questi lo incontrarono sopra un ponte del naviglio grande e gli esposero la scomunica.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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