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      Udita ch'ebbe leggere la sentenza il Visconti, Messeri, disse agli ambasciatori, ora vi conviene o bevere, gittati capovolti dal ponte, l'acqua del canale, o mangiare cotesta condanna. Scelsero mangiare, e ben per loro, che avevano denti buoni e stomaco migliore, perchè il Visconti quinci non si rimosse, finchè non ebbero trangugiato l'ultimo pezzo di carta pecora, e l'ultimo frammento di piombo del suggello sub annulo piscatoris. - Mi manca l'acqua: pur tanto è alta questa magione da fare preferire il pasto della licenza al volo dalle finestre.
      Nelle insolite commozioni dell'animo di gioja o di dolore, gli uomini abbisognano mescolarsi tra loro; quindi vedevi al palazzo della Signoria un brulichío di persone, un andare e un venire, un domandare l'un l'altro; se non che scomposta appariva cotesta frequenza, paurosi i moti, inquieti i sembianti, nè v'era mestieri di lungo esame per conoscere che per questa volta l'afflizione raccoglieva la gente; il passo stesso accenna la passione dell'uomo che cammina; rimossa ogni luce, io credo che di leggieri possa indovinarsi s'egli muova ad un festino, o piuttosto ad un mortorio.
      Furono per bene due volte udite le parole del Malatesta, e mentre tra il fremito universale tentava alcuno dei Signori proporre cosa che fosse buona, ecco apparire Cencio Guercio, il quale, pretermessa la debita reverenza, entrò nella sala del supremo magistrato della Repubblica, non altramente che fosse una taverna, e gittò sulla tavola un manifesto, che fu il terzo firmato da Malatesta e dal Colonna, nel quale in sostanza si replicavano con più diffuse parole i medesimi concetti.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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