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      Questi consigli estremi, comecchè accolti con molto favore, non sortirono effetto, sia perchè, secondo alcuni scrivono, il Gonfaloniere rifiutasse uscire armato, sia piuttosto, come sembra più vero, che Donato Giannotti, segretario delle tratte, spedito al signore Stefano, non giungesse a persuaderlo. Per il qual fatto, se il Malatesta si guadagnò fama di traditore operando contro la patria, il Colonna se la meritò per essersi astenuto dall'operare. E di questa sua mancanza parte fu colpa l'astio ch'egli conservava pur vivo della preferenza data a Malatesta nel capitanato generale della Repubblica, parte all'invidia della gloria del Ferruccio, il quale in breve tempo era giunto ad oscurare le vecchie reputazioni; e finalmente più che ad altro vuolsi attribuire all'ordine espresso mandatogli da Francesco I di Francia, col quale s'ingiungeva partirsi dagli stipendi di Firenze quando prima, senza scapito del suo onore, il potesse.
      Riuscito questo provvedimento invano, Francesco Carduccio, sebbene scorgesse la perdita della Repubblica ormai sicura, non perciò abbandonava il timone, continuando a lottare contro la fortuna, che ad ogni istante diventava più burrascosa. Egli dunque propose, poichè Zanobi Bartolini di commessario della Repubblica era diventato consigliere del Malatesta, Tomaso Soderini e Antonio Giugni andavano navigando per perduti, i quattro commessari si cassassero, ed altri più fedeli e più acconci ai tempi presenti si sostituissero. La quale proposizione venendo accolta con molto favore, in luogo dei tre mentovati elessero Luigi Soderini, Francesco Zati, Francesco Carduccio, e per quarto Andreuolo Niccolini confermarono.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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