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      Un altro provvedimento notabile e del pari promosso dal Carduccio, il quale, preso in tempi opportuni, non è da dubitarsi che avrebbe la salute della Repubblica partorito, fu questo. A ciascheduno dei settantadue capitani stipendiati confermarono la provvisione loro vita naturale durante, ancora in tempo di pace e militando ai servizi altrui, purchè non fosse contro alla Repubblica. Comecchè simile liberalità con animo grato accogliessero i capitani, i quali nell'udirla pubblicare presi da entusiasmo giurarono di nuovo difendere fino all'estremo Firenze, tuttavolta non ebbe tempo di mettere radice, e la procella dei casi sorvegnenti ne disperse, per così dire, il seme appena gittato.
      Restava il danno a riparare peggiore, voglio dire il Malatesta. Francesco Carduccio esponendo per la parte dei Piagnoni, sosteneva la proposta di Dante non doversi mutare per la sostanza in nulla, soltanto andare sottoposta ad alcune modificazioni rispetto all'eseguimento per il mancato sussidio del signore Stefano Colonna; si adunasse pertanto la milizia, il palazzo del Baglione s'investisse, lui al meritato supplizio si strascinasse. Alla quale sentenza la maggior parte degli adunati, in cui assai più della speranza preponderava la paura, obiettavano immane cosa essere non pure tra popolo civile, ma eziandio presso quelli che fama hanno ed ingegno di barbari, la sorpresa armata, il violato domicilio, la strage nei moti delle scomposte passioni; potersi molto bene provvedere a tutto accommiatando Malatesta, il quale volentieri avrebbe aderito a siffatto provvedimento, imperciocchè egli medesimo aveva chiesto licenza.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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