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      - Vili ed infami di cui la razza si mantiene viva anche a' dì nostri! piaga perenne con la quale la provvidenza volle contristata la stirpe umana! Susurroni famelici, in perpetuo abbaianti per un pane che gli sfami, senza badare se questo pane getti loro davanti un santo o il carnefice, senza neppure curare s'egli sia composto col frumento della rapina o con le lagrime degli oppressi, - se temprato nel sangue d'illustri cittadini: - e l'altra parte si affaccendava, mossa da invidia, da vendetta, da superba viltà, da stolida arroganza e dall'altra famiglia di truci passioni piovute sopra di noi come il fuoco del cielo sopra Gomorra. Tra questi più degli altri si sbraccia Bono Boni, dottore di leggi, e salta e strilla a guisa di gazza; non lo badava nessuno, ma egli provoca, rampogna ed anche minaccia, prosontuoso per l'appoggio, - lo credereste? - del Morticino degli Antinori. Siffatta compagnia denotava l'ultimo grado di decadenza in questo sciagurato. Bono Boni lo tiene per le braccia e ride di tale un riso che aggrinzisce con infinite rughe tutta la pelle del suo volto dove sta scritto: forca a caratteri da speziale: certo così ride il demonio quando dopo i suoi perfidi avvolgimenti giunge a ghermire l'anima insidiata.
      Maledizione e sventura! Talvolta sembra che la storia giustifichi le contumelie fulminate contro la gloria dagli infermi intelletti o dai maligni. I nomi dei generosi che si fecero compagni al Ferruccio nell'estremo tentativo di salvare la libertà della patria i ricordi del tempo non raccolsero interi, mentre all'opposto furono conservati i nomi di coloro che perfidi o traviati la impiagarono di ferita insanabile.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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