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      Forse gli si scoppiò il cuore e non sostenne la vista della rovina della patria?
      Come Cesare, quando tra i congiurati contro la sua vita riconobbe Bruto, si avviluppò col manto la testa e ad altro non pensò che a morire dignitosamente, Dante, avendo ravvisato tra i ribelli della Repubblica il suo fratello Giovambattista, pievano di Santo Appiano, non potè proferire altre parole se non queste:
      Anche tu, Giambattista!...
      E con le mani si coperse la faccia; - ogni vigore rimase in lui affatto spento, - non vide nè senti più nulla, - stette come uomo morto. - E poichè Bernardo da Verazzano si accorse che i tristi, imbaldanziti del silenzio di lui, erano per rinnovargli qualche mal tratto, lo trasse via con dolce violenza da quel luogo; ed ei lasciò condursi immemore, a guisa di fanciullo, chiuso in tale una angoscia che non gli concedeva nè un pensiero nè una lacrima nè un atto di furore disperato.
      Giunto presso al ponte Santa Trinita, incontra messere Bernardo da Castiglione, il quale, tutto smanioso, volgendo i passi alla volta di lui, da lontano gli grida:
      Sálvati, Dante, la patria è perduta.
      Mente chi lo dice!
      urla Dante, e gli occhi dilata orribilmente, il volto pel subito moto gli diventa pavonazzo, e dalle ferite torna a sgorgargli vivido il sangue.
      Ahi! mentissi davvero! - fosse quanto vidi ed udii un mal sogno!... Ma ascolta, figliuol mio: dei gonfaloni chiamati la metà appena si adunò su la piazza; dei mercenari, tranne i Guasconi, nessuno. Il gonfaloniere gridava senza posarsi: Arme, arme, a me il corsaletto e il cavallo.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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