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      - Se altro non imparaste nello studio a Pisa, fatevi tornare indietro il danaro della laurea, perchè in coscienza non possono ritenerlo. - Tacete, in vostra malora. - Lasciate che delle mura di Fiorenza me ne aprano quanto una cruna di ago, io poi vi farò entrare un cammello; - io bevo grosso come le balene.
      E qui strettagli famigliarmente la punta della orecchia sinistra, aggiungeva: "O dove apprendeste, dottore, a impaurirvi tanto delle promesse? Promettere da quando in qua significa mantenere? Le chiavi della Chiesa aprono molto più arduo serrame che non è questo." Con tali intenzioni stipulavansi patti nel nome santo di Dio. Dopo la conclusione dei capitoli terminò l'assedio, - non già le stragi, come tra poco vedremo, - nel quale rimasero uccisi da venticinquemila uomini per ambedue le parti, di cui circa i due terzi appartennero ai nemici, senza però contare quelli che nel contado per fame, per peste e per ferro morirono, i quali sommarono a numero infinito. I danni patiti, non dirò da ogni terra o castello, ma quasi da ogni casa più volte saccheggiata, non sono tali che possano significarsi con parole: allora, come ai nostri giorni, lo straniero non fece grazia neppure ai chiodi. La natura, oltremodo sotto il nostro cielo feconda, in poche stagioni ristorò i danni dei campi; nelle fabbriche e' durarono assai più lungo tempo, ed in alcune durano tuttavia.
      Passati otto giorni dalla capitolazione, cioè ai venti di agosto, il commessario apostolico, Baccio Valori, svolgendo la trama, comunicato prima il disegno al Malatesta, manda i Côrsi in piazza coll'arme, fa prendere i canti, quindi ordina sonassero la Tonaia a parlamento.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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