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      Accorsero al suono forse trecento, la più parte faziosi, il rimanente plebe corrotta col danaro. La Signoria, sforzata dai comandi, atterrita dalla presenza delle armi, scese in ringhiera, e messere Salvestro Aldobrandini domandò tre volte agli adunati:
      Piacevi che si creino dodici uomini i quali abbiano tanta balía soli quanta ne ha il popolo di Fiorenza tutto insieme?
      Sì, sì, risposero; Palle, - Medici, - viva i Medici!
      Baccio, montato a cavallo, con accompagnatura degli aderenti dei Medici e di quanti speravano nel nuovo governo, andò alla Nunziata a ringraziare Dio! - Di strane cose, invero, ode sovente ringraziarsi Dio; brutta e consueta ipocrisia, la quale è da credersi che assai più l'offenda della manifesta empietà.
      Qual fosse Firenze, perduta la libertà, con buona efficacia di concetti non meno che con vaghezza di lingua, racconta Benedetto Varchi al libro duodecimo delle sue Storie. Io rimanderei volentieri il lettore al suo volume, se questo storico, e per essere di soverchio prolisso e per lo stile che adopera, spesso intricato ed oscuro, non riuscisse a cui lo legga sazievole; difetti però che non devono in tutto ascriversi allo scrittore, ma piuttosto alla morte che lo colse prima per lui si emendassero e si disponessero acconciamente le Storie sue, dalle quali gliene sarebbe derivata non piccola fama. La pagina però che accenno va scevra di simili falli, ed io non so come si potrebbe, non che superare, arrivare.
      Ella era (il Varchi scrive) la città piena di tanta mestizia, di tale spavento e di siffatta confusione che a gran pena, non che scrivere, immaginare si potrebbe.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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