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      Zanobi Bartolini, ormai sgannato, trepidava per sè; e più del danno paventando assai lo scherno, se un giorno a lui avvenisse quello che accadde all'antico Busiride, prevenne il caso di doversi riscattare la vita da quel reggimento medesimo che aveva con le proprie mani fabbricato. Si condusse con questo scopo a complire Baccio Valori, e dopo le dimostrazioni di amicizia, che tra loro intervennero grandissime, Bartolini si offerse pronto ad accomodarlo di quattromila fiorini d'oro, offerta con tanto gran cuore accettata quanto con piccolo fatta. Bartolini onestò il riscatto col titolo d'imprestito, l'altro pensò a ritirare il danaro e non renderlo mai; nè forse ciò sarebbe del tutto bastato al Bartolino, come in appresso sarà manifesto.
      La pecunia spremuta dai cittadini sommava a inestimabile quantità: ora forte incresceva di spenderla al papa; l'esercito o piuttosto quattro eserciti, cioè i Tedeschi, gli Spagnuoli e gl'Italiani che militavano per lui e la gente condotta agli stipendi della repubblica minacciavano divorarsela; deliberò serbarsene per sè quella parte che potesse maggiore, e affinchè chi legge conosca di che tiri sieno capaci i vicari di Gesù Cristo, non mi sarà grave raccontarne il come. Papa Clemente, chiamato a sè quel Pirro Stipicciano che di nemico gli si era fatto esecutore dei più riposti pensieri, epperò de' più scellerati, statuì la maniera, la quale fa questa. Alcuni soldati del signor Pirro dal medesimo aizzati uccisero due Spagnuoli, allegando che quelli delle bande loro avevano messo in pezzi due Italiani e poi gettati dentro ad un pozzo.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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