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      Cosimo I, desideroso di fregiare la tirannide, lo richiamò da Roma, gli profferse onori e ricchezze, adoperò preghiere e di ogni ragione lusinghe; - nulla poterono sopra di lui siffatte istanze nè la pressa amichevole che ogni giorno gli moveva maggiore dintorno Giorgio Vasari. Stette incontaminato e fermo nel proponimento di non piegare mai il dorso alla tirannide. Ritornò il suo spirito al bacio di Dio così puro come già se n'era dipartito. Cosimo I allora s'impadronì del suo cadavere facendolo dentro una balla di mercanzie rapire da Roma, e quanto più seppe lo deturpò con onori principeschi; però, comunque s'ingegnasse, non giunse a profanare quella gloria solenne, imperciocchè lo spirito di lui ormai fosse fatto cittadino del cielo, e la sua fama avesse già aperto ale poderose da attingere, coll'avvicendarsi delle generazioni, la fine dei secoli(356).
     
      Raffaello Girolami, non pure fatto securo della vita, ma tenuto bene edificato, accolto simulatamente in grazia e perfino promosso all'ufficio dei Dodici, mentre va accomodando l'animo ai tempi, all'improvviso è preso e confinato nella rôcca di Volterra, - poco dopo trasferito nella cittadella di Pisa. - Un giorno, aprendo la carcere, lo trovano steso morto per terra; - le membra tuttavia attratte da orribili convulsioni, la faccia colore di piombo, qua e là chiazzata di macchie brune, i labbri laceri fanno fede del veleno a lui ministrato. PapaClemente fu quegli che ordinava lo attossicassero; nocquero a Raffaello le cure del suo fratello prelato in corte di Roma e le istanze di don Ferrante, il quale gli aveva dato fede di renderlo sano e salvo ai suoi.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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