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      Per la croce di Dio!... affrettatevi...
      Aspetta: che se invece ti freme l'anima dentro, - se nulla aspetti di premio da' tuoi simili, - se un impeto sublime ti sforza di compiacere all'alto proponimento di liberare la tua patria, - allora, - e da me impara, - ricórdati che, sguainata la spada contro il tiranno, vuolsi abbruciare il fodero; - tratta una volta, deve nascondersi o nelle sue o nelle tue viscere: prima di venire ai patti, vadano in rovina le case, in fiamme la città, a filo di spada i cittadini. Coteste rovine sono feconde, - lì nasce il grano di cui la libertà si fa pane; - la pace del tiranno è il camposanto. - Ramméntati la morte di Bruto, - non rammentare le sue estreme parole: - non è la virtù vile nè schiava della fortuna(360), se, presso al supplizio, col corpo intormentito da dolori acerbissimi, io posso la presente mia condizione anteporre a quella dei miei oppressori.
      Il cognato, tratto violentemente, abbandona il braccio del Carduccio, e la porta del carcere si richiuse davanti a questo. Tentoni al buio, egli riguadagna il lettuccio, dove ponendosi a giacere, esclamò:
      Oh come sono infelici i miei oppressori!
      E Dio consolatore mandò il riposo degli innocenti a quel travagliato.
      Due ore innanzi giorno, buona schiera di armati precedendo e seguitando, da una parte il frate, dall'altra il carnefice, il Castiglione, il Carduccio, il Gherardi, il Soderini e il Cei erano condotti giù per la grande scala del Palagio nella corte a ricevervi la morte. Il Cei scendendo pose il piede tra mezzo una fenditura degli scalini e se lo storse in isconcia maniera.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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