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      Dicono l'annunzio della nascita di un nuovo figliuolo ricevesse col volto col quale intese dal suo castaldo avergli il fulmine incendiato il pagliaio. Spesso fece piangere la moglie derelitta rampognandole oscenanamente la fecondità del suo alvo; imperciocchè sebbene la povera donna sentisse dello scemo nel capo, nondimeno, come ogni giorno vediamo, la natura non aveva percosso di stupidità le sue viscere materne. Quegl'infelici germogli, aduggiati dalla influenza dell'odio paterno, pesti da continue percosse, sbigottiti dai rimprocci, dal vivere sottile estenuati, svennero intisichiti quasi prima di nascere. Il padre a quale andava per dolersi seco delle morti frequenti di casa sua rispondeva con serafica petrificazione: "Miseri noi, non essi, a cui prima di contaminarsi di colpa fu dato salire al paradiso, dove svolazzano cherubini bellissimi di luce." - La madre piangeva.
      Un solo, il primogenito, sopravvisse indomato alle battiture e ad ogni genere di tormento domestico. Il padre quando vide che ad ogni costo voleva vivere, intese a cavarne profitto. La educazione a cui lo crebbe fu lo sviluppo continuo di questo assioma, che piantò nell'anima del fanciullo come principio di tutta sapienza: - Il danaro è il sangue dell'uomo. - Onde, nel cervello selvatico di cotesto sciagurato, danaro e sangue diventarono due cose per cagione di vita connesse e producentisi a vicenda, l'oro era il sangue, il sangue l'oro. - Il padre poi si compiaceva compiere la educazione del figliuolo a un punto e quella del suo mastino, - pane, - acqua, - bastone -; e catena; - pensò sarebbero stati ambidue buona guardia, - amendue avrebbero morso e latrato se mai il ladro s'introduceva furtivo, notte tempo, in sua casa, - e il figliuolo meglio del cane, perchè ci aveva maggiore interesse.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163