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      Non si sapeva la cagione vera del trambusto, - urlavano tutti, e più di tutti una donna, che disperatamente si abbandona sopra un ferito trasportato dai suoi compagni; - chi quell'uomo e quella donna si fossero non si distingueva, tanto erano contaminati dal sangue che copiosamente sgorgava da una profonda ferita fatta all'uomo nella gola. In mezzo a tanti gridi il Baglioni giunse a capire che poc'anzi a bello studio era passata prossima alla sua casa una masnada di bravi della famiglia del cardinale e che, avendo rinvenuto poc'oltre un suo paggio, lo avevano preso a malmenare, - ch'egli si era rifuggito a stento dentro la porta, ma che cotesti scherani, mal sopportando fosse loro scappato di mano, avevano atteso a rompere gli usci e violare il domicilio di messere conte: - che allora essi, seguendo lo esempio di messere Ridolfo figlio di messere Malatesta, avevano aperto le porte e respinto la forza con la forza; - esserne nata una molto terribile mischia, - due della famiglia del cardinale rimasti morti sopra la strada, - il maggiordomo di casa avere tocco una ferita mortale nella gola, sicchè, come poteva vedere, più poco gli rimaneva di vita; - in breve si aspettasse a sostenere più duro assalto, perocchè i famigli del cardinale, partendo, avevano promesso sarebbero tornati in forza, per lo più tardi, tra un'ora.
      Malatesta udiva il racconto impassibile come se a lui non concernesse. Intanto gli occhi del moribondo natanti nella morte lo cercavano per raccomandargli con l'ultimo fiato della sua vita la moglie e i figliuoli; - favellare ad alta voce non poteva; - con lo spirito pronto a partirsi un argomento per richiamare l'attenzione di lui cercava, e non gli occorreva; - sentendosi avvicinare il diaccio della morte sul cuore, raccolse nel cavo del pugno alquanto di sangue e glie lo gettò sul viso.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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