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      .. che maneggiarono l'intero abete aguzzato al cratere del vulcano per arnese di guerra... cavalcarono il mastodonte come caval di battaglia... e una caligine misteriosa le ravvolgeva a mezzo dentro di sč.
      Malatesta, scorgendosi solo nell'arena, notando che gli occhi di tutti stavano fitti contro di lui come archi tesi, s'ingegnava stringersi, impiccolirsi, celarsi nelle viscere della terra, - ma la terra era di granito anch'ella impenetrabile e liscio.
      Il piano di granito stava inclinato, e dalla parte ove giungeva il massimo declivio usciva un frastuono di mare in tempesta e urla disperate di naufragio, - e divampava un fuoco vermiglio ad ora ad ora rotto da fulmini, e tra i fulmini appariva un quadrante con una sola lancetta, - e un'ora sola, - l'ora della eternitą.
      Di sotto al quadrante, una catena infiammata pendeva nell'abisso.
      Le viscere del mondo si commossero, - un terremoto empģ della sua romba il firmamento; - le colonne e gli obelischi dell'anfiteatro piegarono come cime di alberi al soffio della bufera, - le statue furono trabalzate dai loro seggi, - i grifoni e le tigri, comunque di pietra, sembrarono lanciarsi nell'arena atterrite dal pericolo.
      Le labbra delle stirpi vissute nel mondo si aprirono, - voci diverse e orribili favelle, che nonpertanto la giustizia di Dio volle che in cotesta ora fossero rivelate all'intelletto del Malatesta, gridarono:
      Perchč si tarda? - La eternitą č poca al supplizio del traditore.
      Di repente ecco una forza irresistibile strascina Malatesta; gli trema sotto la terra, egli vacilla com'ebbro, tenta appigliarsi alle pareti dell'anfiteatro, - ma non trova luogo dove introdurre le dita; - erano perfettamente liscie e commesse, come se fossero state non di pietra, bensģ di metallo fuso; - ei fu costretto a cadere, e appena caduto, quantunque agli occhi il pavimento rimanesse fermo, assunse egli pure l'impeto del torrente e travolse il Malatesta con forza irresistibile.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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