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      Allora lo punsero cocentissimi cruciati, e gli parve essere steso con mani e piedi legati sopra un letto di fuoco; - ineffabili erano i suoi sforzi per muoversi, ma rimaneva irrevocabilmente confitto tra quei carboni ardenti. Schiudendo gli occhi, si vede apparire trucissima davanti la testa mozza di Lorenzo Soderini; - con occhi aperti senza palpebra lo fissava e con le labbra insanguinate lo baciava, sicchè le stille del sangue gli gocciavano in bocca e, corrosive come acido di vetriuolo, o gliela ulceravano o gliela empivano di vesciche. Si volge a destra, e la visione lo seguita, - la testa gli si pone accanto sul capezzale; - si volge a sinistra, non gli giova meglio. - Chiude gli occhi, ed ecco dagli occhi del Soderini esce uno sguardo tagliente che gli fora la pelle del ciglio e costringe la pupilla a guardare; - torna ad aprirli smanioso, - la testa mozza non si muove, - lo sguardo non cessa, - non si sospendono i baci.
      Gli fremono le fibre di spasimo; - tenta disperatamente un ultimo sforzo per muoversi e vi perviene; - agita le mani, come se gli fossero rimasti attaccati intorno ai polsi i frantumi delle catene; disegna levarsi dal letto e sente un'angoscia acuta, quasi gli staccassero da dosso un panno attaccato alla piaga; non importa; si alza mormorando tra i denti stretti:
      Voglio andare al cospetto di Dio e dirgli: È troppo... io voglio domandargli la morte dell'anima.
      Cencio Guercio, avendo staccata l'ultima perla dalla corona, si accingeva a rimetterla al suo posto, allorchè si vede comparire davanti il simulacro di Malatesta Baglione.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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