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      Parte delle membra gl'ingombrava il lenzuolo che si era tratto dietro di sè, parte apparivano ignude nella loro lividezza ed estenuazione cadaverica, - le palpebre teneva socchiuse, e le pupille dentro erano color di cenere, come si osserva negli uomini a momenti trapassati; - dritti gli stavano su la fronte i capelli quasi stecchi d'istrice, - le labbra aveva peste, intorno sordidate di sangue rappreso; - con una mano si reggeva un lembo del lenzuolo sul petto, - l'altra agitava in atto di uccello grifagno, - e forte ansava preso dal rantolo dell'agonia.
      Cencio appena potè articolare parola; - diventa pavonazzo nel volto e stramazza per terra, come tocco da apoplessia, - gli sfugge la corona dalle mani, che, dopo avere rotolato alquanto sul pavimento, si ferma in piano presso al Baglione.
      Malatesta incespicando nello strascico del lenzuolo a sua posta rovina la faccia in avanti, con la testa percuote su la corona, - ed una punta privata della perla gli scoppia l'occhio sinistro egli penetra lacerando in mezzo al cervello.
      Due mesi dopo questo fatto un boscaiuolo, tornando da tagliar legna, incontrò una testa spiccata dal busto e dopo due miglia un busto senza testa.
      I bravi del cardinale, abbattutisi certo giorno in Cencio Guercio, che, bandito da Bettona, povero, pauroso, percosso nell'intelletto, si era riparato nelle macchie, dove traeva vita affatto bestiale, gli lanciarono contro i cani; - lo raggiunsero e lo tennero fermo, forte addentandogli la carne delle cosce; - soppraggiunti i bravi, senza pur dargli tempo di riconciliarsi con Dio, gli mozzarono il capo spietatamente(372).


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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