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      Chi di noi può vantarsi più forte dell'elefante - più bello del destriero, più maestoso del cedro del Libano? - Eppure chi si curò rammentarci quando l'alligatore divorò l'elefante, - il cavaliere straziò degli sproni i fianchi al buon cavallo, - e la scure rapì alla foresta il suo più nobile figlio?
      E chi dunque sono io perchè mi debba increscere la dimenticanza?
      Io però merito un premio, e ve lo domando. Deh! fate che prima di chiudersi nel sonno della morte questi miei occhi possano vedervi liberi e felici sopra la terra dei vostri padri.
      E questo è il premio ch'io domando da voi.
      E veramente parve che questo premio avrei potuto avere correndo gli anni di Cristo Redentore 1848, ma noi Italiani uomini mancammo alla fortuna, non la fortuna a noi. Adesso vecchi ed affranti, fummo condannati al martirio di Sisifo: non importa; amici antichi siamo la sventura e noi, sicchè prima andrà sbrizzato il sasso che cessi il talento e l'opera di rotolarlo. Questo imparammo dai nostri padri, questo insegnammo ai nostri figliuoli. Nell'ora in cui scrivo, la mia anima va ingombra di molta amarezza, dacchè consideri starci il mondo intero nemico e la Francia peggio degli altri; ella non ha neanco parole per noi, o le ha stolte, qualche volta maligne; non importa: noi vogliamo essere liberi dalla oppressione straniera(378).
     
     
     
     
      INDICE
     
      A N. G. A.
     
      Introduzione
     
      CAPITOLO I. Nicolò Machiavelli
      II. La ritirata d'Arezzo
      III. Il papa o l'imperatoreIV. La incoronazione
      V. Papa Clemente VII
      VI. Lucrezia Mazzanti
      VII. La pratica


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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