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      VI.
      (136) Il Lastri scrive essere stato pensiero di certo maestro Antonio, frate di san Francesco il quale spiegava la Divina Commedia in Santa Maria del Fiore, di farvi collocare il ritratto di Dante per ricordare ai suoi concittadini che recuperassero dai Ravennati le ossa di quel grande e gli facessero onore; - cita il ms. di Bartolomeo Ceffoni nella Riccardiana. - Anche di presente il quadro pende in quel medesimo posto.
      (137) Vedi, in proposito di questo trattato, Varchi, lib. X. pag. 161. - Qui giova riportare in brevi detti quanto occorre a pag. 103 dei documenti intorno allo assedio di Firenze raccolti dall'Alberi. - Filiberto di Chalons principe di Orange, nel quale si spense la famiglia, avendone redati i diritti e i titoli la sorella maritata in casa Nassau, aveva partecipato alla congiura del Borbone, e con lui erasi salvato fuggendo a Carlo V. Morto a Roma il Borbone, egli fu capitano dello esercito di quello e vicerè di Napoli. Pare che i suoi disegni sopra Firenze non si accordassero con quelli del Papa, e non è mancato chi ha voluto vedere nei colpi che lo ammazzarono a Gavinana la mano dei sicarii di Clemente. Cosa certa è che, professandosi egli obbligato ai comandamenti di Cesare, protestava contro l'animo del pontefice in cotesto assedio, ed è fatale, come attesta il Busini, per confessione di Baccio Marucelli, che la madre sua, scrivendogli, lo supplicasse di levarsi da quella impresa come ingiusta e perchè vi capiterebbe male.
      (138) Guicciardini, Storia, lib.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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