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      Con la faccia china alla terra bagnata dal suo sudore, il popolo mormora: ora e sempre, questa terra rappresenta per me travaglio disperato, e sepolcro miserabile. Chi basso, chi alto, ma fin qui tutti quelli che vedemmo succedersi, ombre grottesche di lanterna magica sopra la parete avversa, ci hanno intonato agli orecchi; - servi, paga, e ce ne avanza. - Nè ometto qualche altra cosa, che è questa: - scegliti prima il padrone, e poi, quando ti chiameremo a pagare il tuo tributo di sangue corri a gambe; se meni un solco lascialo a mezzo come costumò il Putnam americano; se ti manca cucire gli ultimi punti ad un'abito, buttalo là; se la chiamata ti coglie mentre ti curvi a baciare nella culla il tuo figliuolino, rompi la curva, e vienne via; se abbracci la tua consorte sciogliti e respingila; se cali adagio adagio l'amata salma paterna nella fossa, scaraventala giù di tonfo, corri a salvare la Patria tutto di un fiato - emula Euchida che nel giorno stesso preso il fuoco a Delfo ritornò a Platea di tutto corso facendo ben cinquanta leghe di cammino, e portò il fuoco, dopo salutati i cittadini morì(4); e bada qui, sta' attento, la Patria siamo noi. -
      La Libertà è cosa oltre ogni estimativa preziosa, bisogna che tu popolo la paghi cara, anzi carissima. Lo ha detto chi non poteva fallare. Ma dove alberga, di grazia, e come ha faccia la Libertà? La Libertà è pianta che cresce; e vive a Torino, dove gli alberi privi dell'onore delle foglie paiono spettri sette mesi dell'anno; là Libertà, guardaci bene, è fatta ad immagine nostra.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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