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      Certo, costoro cupidi di guadagnare, non ci era pericolo si spendolassero per tema di perdere, e tuttavia ebbero premii non solo dei traditori arrisicati, ma sì dei guerrieri virtuosi; i miei di Spagna pagarono Maroto; (fu pagato anco Giuda) poi lo cancellarono dalla memoria degli spagnuoli.
      O per avventura presumerete chiamare popolo quei mille uccelli di rapina che si avventarono alla sprovvista sul mio regno, e lo misero sossopra più per istupore, che per terrore della loro audacia? Udite: o voi li sovveniste, o no. Se li sovveniste nella opera da corsale, io vi chiamerò complici, io, insidiatori, io, pirati regi; e contro cui? Contro un re fanciullo; inesperto di regno, sottomesso ad odio sterminato per le colpe dei suoi maggiori; mallevadore innocente, e sventurato. Forse mi ostinava io a seguire le orme paterne? Non elargiva volenteroso quelle larghezze del vivere civile che mi si chiedevano? Negai cosa alcuna?
      Io distendeva la mano supplice perchè sostenessero i miei passi, e verso cui la sollevava? Ad amico, ed a congiunto per vincoli strettissimi di sangue. No, voi non li sovveniste; ve ne siete vantati così per ispavalderia, o piuttosto per necessità di perfidiare, che a voi non conviene l'antico: sic vos non vobis mellificatis apes con quello che segue, e vale: le api ripongono il miele nei fiali, e i calabroni se lo mangiano. Non lo giurate, perchè tanto io vi terria spergiuri; ma, udite, caso mai voi foste complici, io vi cito a comparire al Congresso dei Rè che intima l'Agamennone francese e quivi vi accuserò di fellonia.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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