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      Smorzato il Congresso sottentra un'altra sequela di considerazioni piene di ambagi; e tu odi dintorno un domandare affannoso: "avremo la guerra?"
      Gli oracoli tacquero, affermano gli scrittori cristiani, dopo la venuta di Gesù Cristo, i Profeti non costumano più, o li bruciano come il Savonarola, o li buttano nel Tevere come Brandano; degli Astrologhi non rimangono neppure le ceneri: a speculare il futuro non ci avanza altro telescopio, che l'intelletto il quale quando non ha le lenti rotte quasi sempre se le trova appannate. A Torino ci hanno vecchi repubblicani con un paio di occhiali di dodicimila franchi all'anno sul naso adesso vedono tutto monarchico, ed anco assoluto.
      Noi pertanto con lo intelletto nostro ragioniamo così. Lo Imperatore di Francia guerra sembra non ne abbia a volere; suo fine prima di giungere al regno fu arrivarci, arrivato mantenercisi; magari! se starebbe quieto ad esclamare: Deus nobis hæc otia fecit; ma nè Dio si pigliò cura di lui, nè gli largiva ozi; i giorni suoi afferrò Nemesi dagli occhi senza palpebre, la Dea implacata, che veglia sempre, la quale gli contende posarsi; dov'egli si fermi le sue gambe, come quelle di Filemone, e di Bauci, barbificheranno nella terra, e ne sorgerà rigoglioso e potente l'albero della Libertà. Lo impero perchè duri bisogna, che procacci al popolo di Francia la recuperazione di quanto la Repubblica consegnò al primo Napoleone, e adempia alle necessità della Democrazia.
      Ma dov'è questa Democrazia, e chi la rappresenta?


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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