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      La Democrazia molto si arrovellò un giorno per le forme politiche degli Stati suspicando che per colpa, o per virtù loro ei prosperassero o intristissero; adesso ricreduta alle forme politiche non bada, o poco ella più che tutto pensa a mutare l'alveo al fiume della umanità. Che giova nascondere la faccia delle cose? Nè per ambagi, nè per dinego può farsi che le cose non appariscano e non sieno. La Democrazia se dal dispotismo ricavò sempre male, non sempre ebbe bene dalla Repubblica; che monta regno, e che monta repubblica? Agide e Cleomene Re sentirono pietà pel popolo, come si commossero per lui Tiberio, e Caio Gracco tribuni, tribuni e Re rimasero dai conservatori, o aristocratici, ottimati, moderati, o con quale altro più reo nome voi li vogliate chiamare, insomma i privilegiati che intendono circondare il privilegio col terrore delle leggi, e la mannaia del carnefice. Parecchi ed io con loro confidarono potesse cosiffatta trasformazione operarsi a mano a mano, e all'avvenante che si abbatteva il vecchio costruirsi il nuovo: i conservatori, o moderati che vogliamo dire (e si faceva per loro!) non compresero, o rifiutando comprendere proruppero in calunnie; e forse quanto divisammo non poteva accadere: in questo come nella più parte dei nostri disegni abbiamo conosciuto la verità della parola del divino maestro, che toppa nuova su panno vecchio non regge; grandissima parte di noi in premio dei travagli sofferti avrà fama nei posteri di trave in mezzo alla via, ostacolo al progresso della umanità; felice colui di cui le forze a spingere rinvenute uguali a quelle del respingere passerà senza infamia e senza lode: fie per noi desiderabile essere stimati uomini inutili.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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