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      Lega con l'Austria non sembra possibile, imperciocchè la blandizie insidiosa del Messico rifiutata(25), palesa il suo animo alieno dalla Francia del pari che il Congresso non accolto dalla Inghilterra lo dimostra avverso; e veramente riesce duro a credersi, che l'Austria voglia scendere in campo per affrancare la Polonia di cui parte ella abbranca dentro ai suoi artigli; nè a lei talentano davvero le guerre, che mirano al riscatto dei popoli dalla servitù; lo stesso dicasi della Prussia su la quale molto ascendente esercita la Inghilterra; nè vediamo quale sarebbe il compenso della impresa zarosa: forse la promessa all'una ovvero all'altra potenza della Polonia riscossa di mano alla Russia; ma chi compra pelle di Orso prima, che sia preso? E poi qui occorre conquista doppia: prima vincere la Russia, poi la Polonia. O vorrà il Napoleonide mettersi allo sbaraglio con solo la Italia, e forse con la Turchia? Quando Napoleone I si avventò contro la Russia, eccetto la Inghilterra, traeva seco alleata tutta la Germania, che allo improvviso gli si voltò nemica; sarebbe prudente che ci si avventurasse Napoleone III con la Germania avversa? Se lo facesse, la Italia dovrebbe, o potrebbe seguitarlo?
      La Italia non può seguitarlo; imperciocchè la Italia e la Francia portino le pene, quella di non avere preso, questa di averle contrastato Roma. Roma tolta in tempo di mezzo importava per noi stato se non perfettamente, almeno quanto basta ordinato: guerra civile repressa; massima parte di malcontento senza ragione di sorgere, e di durare; erario non florido, ma nè anco agli ultimi tratti; esercito intero, e non guasto da battaglie come vuote di gloria così piene di molto pericolo, e di ferocia, Roma per noi importa la trasformazione di ventidue milioni di stracci ammucchiati, dentro la bottega del rigattiere, in un popolo nobilissimo e potentissimo di ventidue, e più milioni di anime.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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