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      Faceva mestieri pur troppo a non pochi fra i volontari la provvista quotidiana come di pane, e di carne così di cappotti, e di scarpe; le armi se invendute nabbissate; nè questo è tutto: forse in verun corpo come tra i volontari si trovano estremi, imperciocchè vi accorrano giovani i quali per ordinario possiedono facoltà di scansare la leva, ed uomini che dell'anima loro non sanno proprio, che farsi; nè mancano eziandio coloro che tu non patiresti al tuo fianco, eccetto sul campo di battaglia. E bada bene, che non sarebbe giusto, nè arguto respingerli, dacchè essendo mossi da animo buono possono rigenerarsi nel battesimo del sangue, e se da cattivo ci è il caso, che per via onorata scemino alla Patria gli umori malsani che la travagliano. Per la quale cosa riesce difficile maneggiarli prima, e dopo la guerra, imperciocchè adoperando rigidezza sovente meritata dai secondi, offendi i primi, mentre se ti comporti benigno rendendo a questi i degni premi, promuovi con pericolo, e non senza scapito della tua reputazione gli altri. Nè qui le difficoltà cessano; anzi appena furono tocche da me; tuttavia pon mente a questo, che se l'arte di governare i popoli, in ispecie nei tempi grossi, fosse pari a quella d'impagliare i fiaschi gli uomini di stato si troverieno ad ogni svolta di canto; e strano medico ti parrebbe colui, che sgomento o imperito a guarire i mali desse allo infermo di una stanga sul capo per medicina. - E poi le milizie regolari sono proprio scelte con la diligenza di chi mette assieme il vezzo di perle alla sposa? importa non buttare legna sul fuoco, ma davvero, tra lo agitare la camicia insanguinata dinanzi agli occhi del popolo infellonito, e scolpare ogni eccesso ci fie lecito domandare qual sia più tristo, e più nocivo alla Patria?


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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