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      E strana cosa, mentre così si ragiona, ed opera da cui dovrebbe con gli atti porgere esempio imitabile al popolo riarso, estenuato, e reietto, che in onta all'eccessivo travaglio tira l'anima co' denti, gli s'intronano gli orecchi gridando: "la Libertà è cara, bisogna pagarla.... Ma, il popolo esclama, dove si trova ella questa Libertà per la quale assottiglio il pane alla mia famiglia, e do il sangue dei miei figliuoli? - Io la conosco come i dannati la gloria del paradiso. Voi sempre in cima, io sempre in fondo, voi sempre gaudenti, io sempre tribolato. Per me intendo Libertà quella che mi accerta vita men dura, e mi leva dall'angustia dell'ignoranza: questa amo, e per questa patirei ogni disagio: la vostra di povero mi ha fatto misero. Per farmi vedere maggior lume voi mi ardete la casa. - Voi bandite inclito versare il sangue per la Patria, ma riscattate il vostro a suono di danaro; i miei figliuoli vanno esenti ad un patto, ed è, che per manco di cibo, o per troppo di fatica vengano sparuti, o cresciuti si guastino. Qui si lapida adesso la umanità co' nomi, e con le apparenze generose si crocifiggono i popoli, la concordia significa tradimento, ordine la morte, libertà servaggio; come altra volta la misericordia era un coltello, e con un va in pace si mandava giù l'odiato innocente per un trabocchetto."
      Guai allo stato, ed a noi tutti guai se il popolo, confrontati i mali della tirannide con quelli della falsa libertà, un giorno brontoli: "torni il tiranno, almanco egli mi saziava la fame!


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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