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      La Francia dopo lo impero, che aveva a fondare la pace perpetua, s'indebita di trecentotrentasei milioni l'anno, e se non provvede corre a vele gonfie alla ruina; su di che tu giudica se le spese della Francia possano razionalmente confrontarsi con quelle d'Italia, e se fie dato alla Italia sostenere un carico al quale non regge la Francia. - Antico è il vizio, nè si vorrebbe senza ingiustizia apporre in tutto al presente Ministero; se non lo creava il Cavour, lo crebbe a dismisura, a mo' del mercante sbilanciato negl'interessi che tira innanzi riavvallando le cambiali alla scadenza; certo se non fu egli che disse: "dopo me il diluvio" lo penso, e lo fece. -
      Se a Ludovico Ariosto era commesso assettare le faccende dello erario io penso, che ci si sarebbe disposto con fantasie alquanto meno bizzarre di quelle del Minghetti, comecchè facilmente più leggiadre; le si conoscono dall'universale; esse consistono in quattro maniere di balzelli; tassa sopra le rendite mobili; dazi sopra la consumazione delle derrate cresciuti; nuovi dazi imposti: per ultimo il conguaglio sopra la tassa prediale: da quello che avrebbero gittato si augurava dentro quattro anni mettere in pari la uscita con la entrata ordinaria.
      Economie veramente non se ne sono fatte; ma in mancanza di meglio si ripromettono da capo; partiti vecchi, e soliti a comparire in tutte le vigilie delle votazioni dei bilanci, - tappeti del Corpus Domini, che si levano dalle finestre passata la processione. Simili promesse il Ministro adopera per abbarbagliare i deputati come il fanciullo piglia il sole dentro lo specchio e lo vibra negli occhi ai viandanti(35).


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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