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      Ad ogni modo io credo, che cotesto si abbia, se successe, intendere per simbolo, che molti voleri, come molti interessi devano concorrere a stabilire le nuove capitali, e che questi interessi devano recidersi del tutto da interessi antichi. Napoleone Imperatore giudicava la Italia poco acconcia a comporre un corpo solo a cagione della sua lunghezza, e questo suo concetto prima e dopo lui parteciparono parecchi; tuttavia discorrendo dei luoghi adattati per instituire la capitale del nobile stato così argomenta:
      Vari i pareri degli uomini intorno la migliore giacitura della capitale d'Italia, che taluno accenna a Venezia imperciocchè supremo bisogno della Italia paja levarsi a potentato marittimo. Venezia, essi dicono, sta riparata dai subitanei assalti, e favellando a mo' di mercante, deposito dei commerci della Germania orientale e punto più prossimo di Genova a Milano e a Torino; al mare si accosta per tratti lunghissimi di sponde: altri poi vengono dalla storia, e dalle tradizioni antiche condotti a Roma; Roma, affermano, sopra tutto mediana, destra alle tre grandi isole Sicilia, Sardegna, e Corsica, destra a Napoli; per ogni parte a un dipresso equidistante da cui la voglia offendere, o lo inimico si presenti dal lato di Francia, o dalla Svizzera, ovvero dall'Austria, che dove si accosta più distà centoventi, e dove meno centoquaranta miglia, ed ancorchè superate le Alpi la schermiscono due validissimi ripari il Po, e gli Appennini. Roma prossima alle coste adriatiche, e mediterranee con risparmio non meno che con velocità per via di Venezia e di Ancona può sovvenire alla tutela delle frontiere dell'Isonzo, e dell'Adige: per via poi del Tevere, di Genova e di Villafranca ella provvede di leggeri alla frontiera del Varo, e delle Alpi cozie: la sua posizione felice le concede abilità di offendere, mediante l'Adriatico, ed il Mediterraneo l'esercito nemico, il quale si attentasse traghettare il Po, od avventurarsi nell'Appennino senza avere preso la sua sicurtà dal lato del mare; ad ogni evento agevolissimo scansare alle rapine del nemico vincitore i tesori di Roma a Napoli, ovvero a Taranto; finalmente Roma è già: nè si conosce città al mondo la quale offra comodi quanti essa per costituire una grande metropoli; in favore suo la magnificenza e la nobiltà del nome; ed io per me penso, che quantunque lasci a desiderare qualche cosa, ella sarà certamente la capitale che gl'Italiani eleggeranno un giorno.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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