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      In questo punto, forse non senza profitto, ricordo come le strade militari di Roma pigliassero tutte le mosse dal pilastro della fontana ove i gladiatori uscendo dal circo andavano a lavarsi le ferite; onde non parrà strano se cotesti sentieri contaminati nel loro principio di sangue schiavo diffuso per feroci diletti servissero poi per portare al mondo la servitù.
      Contro la opinione del sommo Capitano havvi (io non lo vo' tacere) quella del Goethe, la quale da noi si potrebbe agevolmente chiarire inane, imperciocchè sebbene egli abbia vaghezza di favellare di tutto, non però ci ne discorra bene del pari, compiacendo a certo talento, ai nostri giorni assai comune, di comparire onniscienti, il quale viene assai promosso dai nuovi metodi d'insegnamento, su di che aprirò un mio concetto, che ho sperimentato vero ed è questo: quanto lo ingegno nostro acquista di estensione altrettanto perde di profondità: ma i modi stessi che il Goethe adopera dimostreranno quanto poco caso abbia a farsi del suo giudizio. Ora ecco le sue parole estratte dal Viaggio in Italia, 25 gennaio 1787. "La terra dove giace l'antica capitale del mondo basta sola a richiamarci al pensiero la qualità della sua fondazione, dacchè subito tu ravvisi come costà siasi fermata una tribù di gente avveniticcia, condotta alla ventura da capi imperiti; il caso non la sapienza menò costà una mano di vagabondi, certo con tutto altro concetto che fondare il centro di vastissimo impero. I più forti tra loro dopo avere costruito in vetta a' colli i palagi pei padroni del mondo lasciarono in balìa degli edificatori avvenire i paludosi canneti delle sponde del Tevere, e delle falde dei colli; così le sette colline non valgono a difendere affatto Roma dal lato della pianura; tuttavolta se a primavera mi venga concesso di visitare più accuratamente mi tratterò con maggiore lunghezza a dimostrarvi la positura pessima della capitale del mondo.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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