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      Quello, che io affermo troviamo giusto considerando che nulla impedisce, che Roma possa tornare quale fu prima, e qualche segno ne vediamo anco adesso nel bonificamento delle paludi pontine, e Roma, che cascò fino a non contare dentro i suoi muri oltre sessantamila anime, risorse a stato meno infelice.
      Quivi città da popolare, terre a dissodare, culture a instituire, paduli a prosciugare; quivi elementi fruttuosi proposti all'esercizio delle industrie umane: Roma a conquistare; l'antichissima Roma diventò quasi un nuovo mondo aperto alla solerzia degl'Italiani; l'acquisto di terra agevole, ferace per lungo riposo, le opere da condurre, premio corrispondente alla fatica somministrano altrettante cause per desiderare di possederla, e posseduta tenerla per ogni verso accettissima.
      Non importa, che Roma torni alla immane grandezza dei tempi di Augusto, e tuttavia bisognerà pure che cresca oltre quello che adesso è, per la quale cosa giova, che ella abbia luoghi vuoti di abitatori e desideri riempirli, e maggiormente diventerà scema per lo spulezzare di tanti scarafaggi forestieri usi a comparire dove si fa pattume, ed a scomparire dove il pattume si rinetta. Le varie parti d'Italia forniranno il proprio contingente di nuovi incoli che alla nuova dimora porranno amore pure ritenendo l'affetto per l'antica, donde certamente hanno da scaturire due beni, che Roma diventerà capitale di tutti, e di nessuno esclusivamente; Panteon delle rappresentanze dei diversi popoli italiani; stretta con vincoli quasi di parentezza con tutte le città italiche; l'altro, che i vari Municipi parranno come confusi in lei: nè dinanzi a Roma alcuno sentirà rimuginarsi dentro l'uzzolo di primeggiare; e cesserà una volta per sempre ciò che torna in supremo fastidio adesso, voglio dire che dove tu freghi di un'attimo le improntitudini municipali di Torino ti bandiscano la croce addosso come uomo insoffribile per misero ed eccessivo furore di campanile.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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