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      Aborrendo lo inclito uomo menomare la reverenza alla memoria dello amico anco con silenzio onesto, o con prudente sermone: - -imparerai, cosa anco più difficile, a tacere, nè di questa qualità fondamento oltre la comune aspettativa di ogni virtù cittadina ti fornirà esempio solo M. Perpenna legato a Genzio re degl'Illirici, il quale stretto con blandizie, e con terrori a rivelargli i segreti del Senato accostò il dito indice alla fiammella della lucerna che gli stava dinanzi, e ce lo tenne fermo finchè non lo ebbe tutto arso, dimostrandogli in quella guisa, che i tormenti non valevano sopra di lui; delle carezze non importava dire; gli esempi ti verranno altresì dalle donne come sarebbe Porcia, la nobile consorte di M. Bruto, che cela, e tace la ferita, che si è fatta per chiarire il marito se si sentisse bastevole a tenere il segreto intorno ai disegni, ch'egli agitava nella mente; - e non pure da matrone, bensì dalle femmine, che il mondo cerca e disprezza, registrando le storie il memorabile fatto di Epicari cortigiana, la quale per non essere sforzata dai tormenti a rivelare la congiura contro Nerone con le proprie mani accosciatasi giù in ginocchioni si strangolava. Sopra tutto Roma t'insegnerà a morire, più della vita rendendoti desiderabili le cause del vivere; di Catone si tace, e di Arria maestra di generosa morte al marito, e di Porcia, che impedita a troncare il vivere suo co' mezzi ordinari non rifugge uccidersi trangugiando carboni ardenti, e di Sempronia la sorella dei Gracchi, che invano spaventata dal popolo, e dal senato furenti nega il bacio ad Equizio supposto figliuolo di Tiberio, perchè il decoro della famiglia con la turpe agnazione non si vituperasse; giovi ricordare Quinto Metello Scipione suocero di Pompeo magno, che, ruinate le fortune del genero mentre naviga nella Spagna, vista assalita e presa la nave dai Cesariani si ritira a poppa e quivi si ferisce a morte, donde, sentendo i nemici domandare ansiosi:
      dov'è Scipione?


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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