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      Bada, il tiranno prima ti empie di vanità, e poi ti compra. - Tiberio rappresenta la tirannide che penetra nelle carni del popolo con gli artigli dell'uccello di rapina, odiato odia, e perchè lo desiderino egli attende a lasciarsi successore un'uomo di cui le atrocità valgano a fare dimenticare le sue, e vi riesce; però che egli fosse tiranno astuto, Caligola matto, Claudio imbecille, Nerone, Caracalla, Costantino immani, e parricidi; Galba e Vespasiano rappresentano la tirannide avara, Vitellio la tirannide da taverna, Massimino la briaca, Tito la ippocrita, Domiziano la bestiale, Procolo ed Eliogabalo la infame di laidezze supreme; insomma lì come in un Museo puoi studiare ogni maniera di tirannide, conoscerne le qualità, l'indole, i modi aperti, e segreti, diritti, od obliqui di tribolare la gente, e farne suo pro. Dopo la notizia della Libertà per amarla e praticarla veruna torna più utile quanto quella della Tirannide per evitarla ed aborrirla, perocchè questa sia quasi il rovescio di quella; così nella maniera stessa, e per lo medesime ragioni dopo considerato le facultà dell'anima umana fino a quale stupenda estensione si possano esercitare nel bene giova vedere del pari a qual punto estremo giungano nel male. - Costà i ladri non s'infingono, aperti rubano e la rapina ostentano; chiamansi Mummio o Verre, che quegli la Grecia, e questi Sicilia scorticarono come vittime sagrificate alla loro insaziabile avarizia. Caligola va franco alla volta di Giove, e gli strappa la barba e il manto di oro affermando che gli Dei non portano barba, nè patiscono freddo; mentre ora non si ardisce riprendere non già ai Numi, ma ai preti la male acquistata sostanza; in sembianza compunta, atteggiati a confiteor ecco si accostano di scancio all'altare, ci si inginocchiano davanti, e quando il proto attendo a leggere in cornu epistolæ il vangelo di San Giovanni acciuffano le candele, e soffiatoci su se le rimpiattano in tasca: poi chiotti chiotti tentano svignarsela, imbecilli! gli rivela ladri il puzzo di moccolaia che mandano i mozziconi rubati.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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