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      Il popolo, che ripiglia il suo non ha bisogno di lavarsi le mani dentro l'acqua benedetta.
      L'avarizia non piglia sembiante di amore di Patria, molto meno di umanità; truce è, e truce si mostra. Opimio console avendo per pubblico bando promesso pagherebbe a peso di oro il capo di Caio Gracco, Lucio Settimuleio vuota il cranio dello amico spento, e c'infonde piombo, perchè aumentato il peso il console gli cresca il prezzo, e poichè, somma avarizia sia l'agonìa del regno; tu vedrai per questo Tullia non rifuggire a passare sul corpo di Servio Tullio, e mentre torna trionfante ai domestici lari su carro di cui le ruote segnano per la via una traccia di sangue paterno empie di paura la città, e impone per sempre il nome di scellerata, alla via infame per tanto sterminio. Caio Toranio in grazia di procurarsi il favore dei Triunviri svela il luogo dove si tiene nascosto il padre, e somministra i segni perchè i sicari spediti a trucidarlo lo riconoscano. Il padre tratto fuori, più che di sè sollecito del figlio, domanda s'ei viva; rispondongli: vive, e te, con la sua delazione, ammazza. Il misero cadde trafitto più della morte dolendogli la causa della morte. Pari o peggio il fato di Lucio Vellio Annale, che mosso da paterno affetto mentre sotto mentita veste, essendo egli proscritto, si fa al campo Marzio per promovere nei comizi la questura del figlio, scoperto da questo, lo denunzia, e preponendosi ai littori ne segue le traccie, lo trova, e al proprio cospetto comanda, che gli tronchino il capo.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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