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      La prima volta questa donazione occorre rammentata nella lettera di Adriano I a Carlomagno per destare in costui la gara della larghezza: ne affermano fattore quell'Isodoro il quale di peccatore, che si chiamava prima si trasformò in santo Isidoro e mercatore. Tra le altre cose si diceva in essa: "noi attribuiamo alla sede di Pietro tutta la gloria, e tutta la potenza imperiale. Noi diamo a Salvestro ed ai suoi successori il nostro palazzo di Laterano, la nostra corona, e tutte le nostre vesti imperiali, la città di Roma, e tutte le città occidentali della Italia, e delle altre contrade. Noi gli cediamo il luogo non essendo giusto che un imperatore terrestre conservi la minima possanza dove Iddio ha stabilito il capo della religione."
      Oltre queste, bene altre diavolerie contiene il documento, come, a mo' di esempio, che l'imperatore Costantino si conduce a cotesto atto per consiglio dei suoi satrapi; ch'egli ha riposto dentro due cassoni di ambra i corpi dei Santi Pietro e Paolo, e dopo avere costruito in onoranza di loro basiliche eccelse assegna alle medesime poderi grossissimi in Giudea, in Grecia, e in Tracia per mantenervi dentro la luminaria, e tutto questo nè manco in dono, ma per salario di averlo Papa Silvestro guarito dalla lebbra, e battezzato.
      Di siffatta donazione ce ne ha parecchi esemplari; a tutto oggi arrivano a 12, uno secondo il solito diverso dall'altro, ma ciò non toglie che come genuini li venerassero tutti e dal Graziano per genuino si ponesse nella sua collezione quello, che primo gli capitò davanti.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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