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      Di fatti, Cecilio riferisce come la notte precedente alla battaglia del ponte Milvio, dove la fortuna di Costantino prevalse su quella di Massenzio, una visione lo ammonisse a mettere sopra gli scudi dei soldati il celeste segno di Dio se voleva vincere. Eusebio nella vita di cotesto imperatore dice, come camminando egli a capo dello esercito tutto pensoso intorno alla religione da seguitarsi levate le ciglia vide una croce luminosa sopra il sole col motto traverso: "con questo segno vincerai;" di che rimase smosso; pure non essendo bastante a fargli dare la balta nella notte successiva gli comparve davanti (in sogno s'intende) nientemeno, che Cristo in persona, il quale lo accertò, che se gl'importava debellare Massenzio non doveva fare altro, che pigliare cotesto segno per bandiera, la quale cosa Costantino non si fece dire due volte, e ne compose subito il famoso Labaro, ch'ebbe virtù di dare a lui ed ai successori di lui sempre vittoria sopra i nemici meno quando ne toccarono. Questo i Cristiani, ma i Pagani non mondarono nespole, che Nazario nel Panegirico di Costantino attesta come di cosa veduta da tutta la nazione dei Galli, che un'esercito di angioli era sceso giù dal cielo volando a sovvenire a Costantino, e ne descrive la faccia luminosa, il portamento altero, la garbatezza mescolata con la gagliardia, con le altre virtù, le quali se non possedessero gli angioli non si sa chi mai le avrebbe a possedere.
      E' pare che siffatta frequenza di miracoli piuttosto che persuadere le menti le debba irritare; e sembra altresì che questi miracoli quando non furono fraude per gli occhi, sieno oltraggio allo intelletto; ma vi hanno stagioni in cui agli occhi del pari che allo intelletto piace rimanere delusi; onde potrebbe anco darsi che o sogno, o visione, od altra cosa simile movesse l'anima di Costantino.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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