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      Ad ogni modo, postochè tu voglia accettare la dottrina del Concilio di Trento, la quale prescrisse doversi tenere nelle chiese le immagini di Cristo, della madre sua, e dei santi non perchè abbiano in sè divinità alcuna, ma sì per onore alla cosa rappresentata, le immagini non potevano nè dovevano accendere così vasto incendio(112). Ma l'astuto Gregorio notando come in oriente per le immagini abolite andasse ogni cosa a soqquadro, massime per le furie delle donne, nelle faccende di amore come in quelle di religione piuttosto vesane che accese, di un tratto si manifesta nemico a Leone; in Italia i decreti imperiali non meno esosi che in oriente; anco qui Greci ed Italiani in armi per resistere; tumulti e stragi; l'esarca di Ravenna, il governatore di Napoli, ed il figliuolo suo a rabbia di popolo lacerati; gli editti, e le immagini di Leone arsi; divampa la ribellione e già vogliono eleggere nuovo imperatore, e condurlo fino a Costantinopoli. Gregorio a cui i popoli ricorrono come a persona, che se vuole può difenderli, li ricovra sotto il manto pontificale, ed in palese li conforta a posare gli animi, da nuove violenze astenersi, rimedierebbe per le buone egli; poi respinge gli editti imperiali dando dell'ignorante allo imperatore quanto poteva desiderarne: e poichè questi gli minaccia esilio, egli risponde: non istimarlo un lupino, e temerlo meno; chè se gli dava 24 ore di tempo gli bastava, e gli rifaceva il resto, per uscire dalle terre sottoposte al dominio di lui; invano ostinarsi a spuntarla, piuttosto che cedergli perderebbe la vita.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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