Pagina (242/838)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Avvertenza che i Francesi odierni avrebbero dovuto tenere dinanzi la memoria per non incorrere nella scomunica nel frequente loro barattare di re. Nè quì si rimase il Papa, che eccetto la donna dichiarò tutti patrizi romani, e dicesi ancora che battezzasse Carlo, e Carlomanno; nè meno generoso Stefano volle mostrarsi co' Francesi, però che in prima lasciasse il suo pallio alla badia di san Dionigi, e poi insegnasse loro a non stonare quando cantavano: per la quale cosa importa che i Francesi si ripongano bene in mente, che se oggi cantano il Miserere in regola lo devono proprio al Papa; ma per avventura e' ce lo tengono più che non penso, ed è senz'altro per questo che grati al Papato così tenacemente da ogni jattura il difendono.
      Le storie ricordano, e non si nega da noi, che a persuasione del Papa, Pipino spedì fino a tre volte ambasciatori ad Astolfo perchè consegnasse le torre occupate, e ciò non mica per istudio, che sangue cristiano non si versasse, ma sì perchè le guerre così si possono vincere come perdere, ed è prudente tentare ogni via di venire a capo dei desiderii a man salva, e poi non andava il Papa esente dal sospetto di cacciare un diavolo con un altro; ma Astolfo tenne sodo, allora scese le alpi Pipino, ed assediò Astolfo in Pavia col quale presto venne a patti e furono: restituisse l'esarcato, e le giustizie di San Pietro, giurasse eseguire l'accordo, in pegno dello adempimento desse ostaggi; ottenuto tanto, invano supplicato dal Papa egli tornavasene in Francia.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





Francesi Papa Carlo Carlomanno Stefano Francesi Dionigi Francesi Miserere Papa Papato Papa Pipino Astolfo Papa Astolfo Pipino Astolfo Pavia San Pietro Papa Francia