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      La rabbia crebbe nel re langobardo alla stregua, che la potenza scemò; Ferrara, Ancona, e Bologna contro la religione dei patti non restituiva, serbandole per addentellato a futura vendetta, od a suo totale esterminio; la morte amica gli troncò il travaglio di sopportare vita umiliata e cotidiana ignominia; lasciava ai successori una fiera eredità; nè gli eventi smentirono i presagi. - Sorse ad ambire la corona langobarda Desiderio duca di Toscana; gli emuli gli oppongono Rachis; ma la consegna delle tre città desiderate a patto che ricacci l'infesto monaco in convento: si compie l'accordo, e il monaco reale si rincantuccia, ma la morte irrigidisce la mano a Stefano mentre ei la sporge per agguantare la mercede; allora Desiderio al nuovo Papa la nega, o non si estimasse obbligato a mantenere a Paolo le promesse fatte a Stefano, o come credo piuttosto, perchè passata la festa si leva l'alloro. Ribollono le ire sacerdotali e non potendo ricattarsi con le armi, si dà mano alle frodi, arti nei principi, nei preti poi arti ed istinto, e riescono; sobillati i duchi di Spoleto, e di Benevento ribellansi; Desiderio discernendo il sasso dal balestratore si apparecchia a vendicarsi su Roma; il Papa spaventato ricorre da capo per sussidio a Pipino; ma questi reso inerte dagli anni non risponde, Paolo ne muore di rabbia; gli va dietro Pipino. Nuovi attori, e dramma medesimo. Totone, e Passivo duchi langobardi accorsi a Roma fanno eleggere Papa il fratello loro Costantino; ne piglia ombra Desiderio, il quale cospira con Cristoforo primicerio, e Sergio sacellario della sede pontificia; per tradimento di Grazioso custode delle carte Raciperto entra in Roma con la gente langobarda, e mettono le mani addosso a Costantino ed ai fratelli; i Romani riputandosi liberi aizzano a fare da Papa un pretocolo, Filippo, menandolo alla basilica lateranense in mezzo agli urli: "San Pietro lo elesse!


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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