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      Di questa clausula messa lì come un serpe assiderato si valse Papa Gregorio IV aizzando i figliuoli di Ludovico il Pio contro il padre loro, in ispecie Lotario; gli contaminò l'esercito, lo costrinse a fare pubblica penitenza, confessando certa lista di peccati, dettata dal Papa, gli tolse il nome e l'autorità e d'imperatore; da ciò Sergio II trasse argomento di emanciparsi facendosi consacrare senza la conferma di Lotario, il quale sovrano essendo, bene intendeva lo sovvenissero i preti a ribellarsi al padre, non intendeva i preti si ribellassero a lui: ond'ei mandò l'esercito a Roma col suo figliuolo Luigi per mettere il Papa a partito; che su le prime voleva fare e dire, ma trovato il terreno duro ebbe a scolparsi davanti al concilio, il quale dopo lunga ambage ne confermava la ordinazione a patto, che egli, e il popolo rinnovassero il giuramento di fedeltà a Lotario.
      I discendenti di Carlomagno, come se eredi del peccato dei padri dovessero portare il peso delle loro iniquità, si odiavano a morte, l'uno contro l'altro combattendo si dilaniavano, il Papa in mezzo, ora soffia di qua, ora di là e mangia i frutti del mal di tutti; della debolezza altrui ingagliardendosi, mettendo il piè dove altri lo ritraeva, intero, fermo, procedente come il destino inflessibile in breve troviamo avere condotto tanto oltre l'edifizio della sua prepotenza, che ormai più poco gli manca a mettere il tetto. Niccolò I 15 anni dopo Sergio bandisce potere la Santa Sede disporre a suo libito delle corone però che i principi non fossero atti allo esercizio della loro potestà senza la sagra del Papa; vietava al clero giurare vassallaggio nelle mani al principe; la Chiesa romana si affermava giudice universale: 1. in materia di scritti - 2 - in tutte le cause ecclesiastiche dell'universo in prima istanza ed in appello - 3 - su le leggi civili da approvarsi in quanto si accordavano co' canoni, se no da respingersi - 4 - intorno alla condotta dei principi a fine di laudare gl'incolpevoli, e deporre i rei.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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