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      Quando l'accetta dei Normanni si piantò diritto nel cuore della Puglia, e Roma si accordò con loro ad ungerla coll'olio santo a patto di fare a mezzo, il Patriarca Michele Cerulario greco ebbe a sgombrare da cotesta contrada; ma in partendo ammoniva il gregge ad aborrire le romane eresie; il Papa di rimbecco spedì fino a Costantinopoli i suoi legati per iscomunicare il Cerulario, i quali di fatti andarono e deposero l'anatema sopra l'altare di Santa Sofia; le formule si conoscono; oggi mettono la gente di buono umore, allora facevano drizzare i capelli; dopo coteste ingiurie atrocissime, talora, secondo la necessità stringeva, Roma si accostava a Costantinopoli, o questa a quella, ma ognuno stava fisso al chiodo, massime poi, che la temeraria improntitudine dei Papi contro i Reali di Lamagna sbigottì i Reali di Costantinopoli.
      Nè sotto questo Papa audacissimo la scomunica si tenne nel cerchio delle cose spirituali; bensì proruppe fuori fino a scomunicare Carlo il Calvo là dove si fosse attentato impadronirsi del regno del suo nipote Lotario; ma gli si rivoltorno contra con maniere e più con parole acerbe parecchi vescovi francesi, tra i quali Incamaro arcivescovo di Reims lo riprese con questi sensi, che voglionsi raccomandati alla meditazione di chi legge: "la conquista dei regni della terra si opera in virtù di armi, e di vittorie non già con le scomuniche dei vescovi e dei Papi; nè tu puoi essere ad un punto vescovo e re e i predecessori tuoi hanno retto la Chiesa non già lo stato.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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