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      La Chiesa, sentenzia Gregorio, ha dritto dominare su tutto perchè giudicando ella delle materie spirituali, che sono le più perfette, tanto più deve giudicare le temporali, le quali proviamo imperfette. Lo stato regio non si parte per niente da Dio, all'opposto lo creò con le sue proprie mani l'orgoglio: il cristiano devoto alla religione cattolica deve reputarsi più re del re irreligioso, però che il re scevro di religione che cosa è mai se non tiranno? Così essendo sta al Papa distribuire corone, giudicare principi, e questi, quanti sono, hanno a confessarsi vassalli di santa Chiesa cattolica, e dopo giuratole fedeltà pagarle il tributo.
      Non diverso a Gregorio aveva dichiarato Niccolò I due e più secoli innanzi, e scrivendo al vescovo Advenzio il quale lo consultava intorno alla obbedienza da prestarsi ai principi, lo ammoniva così: "sicuro! lo Apostolo lo ha detto e non si nega: obbedisci al tuo re come superiore, ma tra re e re ci corre; tu l'obbedirai se eletto dirittamente, e se governa a modo, e a verso, perchè l'Apostolo ha detto altresì: obbedite al re per cagione del Signore non già contra Dio; e sappi al re tristo contrastare a merito(126)." Il quale concetto rincalza il Concilio di Toledo col Canone: "il vocabolo re tira origine dal retto governare, però se opera con giustizia possiede diritto a reggere, se no, lo perde." Allora l'altro testo di san Paolo, che anco ieri allegava Pio IX perchè i Polacchi allungassero il collo alle mannaie russe: "voglionsi obbedire i principi comecchè discoli;" o non si conosceva, o si dissimulava.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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