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      Ogni uomo può immaginare agevolmente a che menassero di siffatta ragione premesse; tuttavia ne riporterò qualcheduna. Salomone re di Ungheria cacciato dal regno si raccomanda al suo cognato re Enrico di Alemagna profferendosegli vassallo se lo rintegra nel regno; di ciò inalberando Gregorio manda a Salomone: il tuo regno è mio, chè gli antichi re lo donavano a san Pietro. Di più lo imperatore Enrico il nero, dopo avere acquistato cotesto regno, offerse alla tomba del principe degli Apostoli, una lancia, ed una corona, quindi è chiaro ch'ei glielo volle donare: i regni devono mantenersi liberi da ogni signoria straniera per assoggettarsi unicamente alla Santa Sede. Un barone vocato Vezelino recando molestie al re di Dalmazia, il Papa lo ammonisce, che cessi, però che cotesto re ci sia posto per autorità della Santa Sede, e offendere lui sarebbe come offendere lei: da parte di san Pietro deponga le armi, e se ha ragioni vada a Roma e le faccia valere. A Demetrio tzar, o kan, o chi altro si fosse dei Russi scrive questa lettera, la quale per essere vera non ci appare meno inverosimile e strana: "tuo figlio venendo a visitare il sepolcro degli Apostoli ha dichiarato volere ricevere il regno dalle nostre mani come dono di san Pietro, e noi glielo abbiamo conceduto." Circa allo impero, tostochè per diventare imperatori avevano con parole e co' fatti confessato necessaria la consacrazione del Papa, egli era chiaro, che come ei li faceva così poteva disfare, donde per conseguenza in lui il diritto di volerli e l'obbligo negli imperatori di essergli vassalli.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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