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      Più temerario di lui Celestino III, che vieta ad Enrico la eredità siciliana della moglie Costanza; condanna Filippo Augusto a ripigliarsi Ingelberga dalla quale si era dipartito col pretesto d'incestuose nozze; ordina ad Alfonso re di Leone si separi dalla cugina figlia del re di Portogallo da lui condotta in moglie. Finalmente comparisce Innocenzo III ramo vero dello impronto Ildebrando; in mal punto eletto tutore di Federigo II si approfitta della minore età del pupillo; al mandato imperiale dei Prefetti surroga il proprio; patteggia co' Toscani perchè non riconoscano re od imperatore senza il consenso della Chiesa: intima Ottone a rendergli il retaggio della contessa Matilde, e poichè lo trova restio, gli sguinzaglia addosso Federigo II. Dopo scomunicata la Francia tutta, e Filippo Augusto, il quale invece di obbedirgli e ripigliarsi Ingelberga sposa Agnese di Merania, lo scomunicato blandisce, e lo avventa contro Giovanni senza terra, perchè gli tolga il regno; quando poi cotesto codardo gli s'inginocchia davanti profferendoglisi vassallo, lo arresta a mezzo: guai a lui se si attenta torcere pure un capello al re d'Inghilterra feudatario di Santa madre Chiesa!
      Oltre la opposizione temporale aveva di già da lieve principio preso le mosse uno spirito di rivolta, il quale non solo accennava a riforme di costume, bensì si proponeva alterare le dottrine, e perfino i dogmi della Chiesa: fino dai principii pauroso; ora che mai diventerà crescendo? Più famoso degli altri novatori Arnaldo da Brescia; lo avevano precorso Pietro di Brais in Narbona che fu bruciato vivo a Santo Egidio in Linguadoca sul cominciare del secolo duodecimo; il monaco Enrico che perseguitato ferocemente dal vescovo di Mons, dallo abate di Cluny, e da quello di Chiaravalle san Bernardo menò vita insidiata sempre e randagia; e Tichelmo della estrema Zelanda cui per comando del Papa furono spenti a ghiado; ingegno, per autorità, per audacia di gran lunga superiore a questi Arnaldo; e seco andava il popolo: la sua cattedra piantata nel cuore del cattolicismo, Roma: egli predicava contro le lussurie della corte papalina, e le dovizie, e i beni terreni; veniva ricordando la povertà del Nazzareno, ed affermava la rilassatezza cagione dei danni presenti, e della ruina futura.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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