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      Federigo prima scomunicato ora torna in grazia di Dio. La costituzione Clericis allunga le mani; l'arcivescovo di Narbona pretende avere per vassallo il visconte, che ricusa omaggio sè confessando uomo del re: Bonifazio naturalmente per l'arcivescovo, pel visconte il re: poi ci fu la disputa per la contea di Melgueville; il Papa tira l'acqua al suo mulino, il re faceva lo stesso. Il monaco Tosti scrive la pretensione del re essere impertinenza; e non crediate mica, che tale opinione mettesse fuori il frate in cotesti tempi a Roma; egli ai dì nostri compone libri in Italia, e la nostra mente resta sbalordita pensando come il Ricasoli barone avesse tolto le costui dottrine a norma per regolare le faccende della Chiesa con lo Stato. Bonifazio invia in Francia legato il vescovo di Pamiers a sostenere le sue ragioni; Filippo lo agguanta, e lo condanna reo di maestà, e manda a notificarlo al Papa perchè gli rifaccia il resto. Chi dei due iniquo? Bonifazio capace di servirsi della opera di un fellone, Filippo attissimo ad apporre false accuse, entrambi per voglia d'imperio smaniosi. Se s'inalberasse a' cotesta notizia il Papa non importa dire. Mandò: "sopra il divino diritto, e l'umano dei chierici niente potere i laici; rendesse libertà, e beni, ed onori al legato: avvertisse essere incappato nelle scomuniche stabilite dai Canoni contro i percotitori dei chierici; si mostrasse più timoroso di Dio, il quale tanto lo aveva beneficato fin lì." Subito dopo di rincalzo pubblica la bolla Salvator mundi spedita al re con la lettera che comincia: Nuper ex rationalibus causis, mediante la quale sospende ogni privilegio (così ei diceva, ed erano diritti usurpati dalla improntitudine pretesca) concesso dalla Chiesa al re finchè la causa del vescovo di Pamiers non fosse stata giudicata dai chierici francesi raccolti in sua presenza.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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