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      Tra loro si trovava Giovanni Acuto, e Malastretta, il Buda, il Sala; a tutti prepose Gregorio XI Roberto Cardinale di Ginevra, brutto di corpo non meno che tristo dell'animo: costui quando gli occorreva qualche masnadiero tutto sangue le mani, la faccia, e la spada urlando avere menato strage di donne, e di uomini, non esclusi i fanciulli eziandio lattanti, per grande gioia abbracciava, lo benediceva, il ferro gli consacrava.
      Bologna mostrò allora come sempre, che agl'Italiani virtù non manca bensì la disciplina, dacchè due masnadieri Brettoni avendo sfidato tutto il popolo due giovani popolani, Guido d'Asciano sanese, e Betto Riffoli (il popolo ha sempre le mani lunghe per combattere, i patrizi quasi sempre per rubare), gittati a terra i cappucci loro accettarono la sfida, che a quel modo in cotesti tempi si dava e si riceveva il gaggio; poi venuti a battaglia, e superatili per virtù, e per fortuna, loro donarono per mercè la vita.
      Lo sforzo del Papa era contro Firenze, dopo la guerra trucissima mossa da lui contro i Visconti; il legato pontificio Guglielmo Noellet di celato le spingeva contro l'Acuto, che per insidia tentava rubarle Prato, in vista poi mandava a testimoniarle maraviglia e dolore del caso, ma a cui l'ha da fare con tosco non vuole essere losco, e i Fiorentini svelti già avevano contaminato l'Acuto e il tiro pretesco andò invano. - Il Papa innanzi di movere aveva domandato al Malastretta, se gli bastasse l'animo "di pigliare Firenze? Ci entra egli il sole? invece di risposta interrogò il Malastretta.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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