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      I Romani richiamarono il Papa, nel modo stesso, che i della Torre sperarono essere richiamati dai Milanesi, vale a dire quando i peccati dei Visconti avessero superato i loro, e morì senza avere o voluto, o saputo, o potuto fare niente per rendere la pace alla Chiesa.
      I Cardinali di Roma piuttostochè Papa deliberarono eleggere quasi un procuratore disposto a risegnare il papato; e così ognuno di loro giura avrebbe fatto dove lo avessero promosso al seggio pontificio; dopo ciò eleggono Angiolo Corrario da Venezia, che prese nome di Gregorio XII.
      Questi fingendo osservare il patto propone a Benedetto la mutua risegna, e Benedetto a lui. Carlo imperatore per istringere la cosa invita i due emuli a deporre l'ufficio al cospetto del proprio collegio di Cardinali: ambedue girano nel manico e chiedono una conferenza in seno alla quale ognuno di loro renunzierebbe: per luogo di posta da entrambe le parti si accetta Savona; ferma e stabilita ogni cosa, le case, le guardie, le scambievoli malleverie, le galere, il tempo; di tutto questo corre l'annunzio ai principi: pareva che quei due vecchi preti altro non avessero a fare, che stendere la mano per toccarsela, e i due vecchi preti non mai furono come allora alieni di trovarsi insieme. I Veneziani indettati rifiutano le galere a Gregorio; di ciò movendosi querimonia grande a Roma, a Gregorio tocca uscirne, ma si ferma a Siena, e di qui ripiglia ad annaspare. Benedetto tastato il terreno, e sicuro ormai non si verrebbe a niente, più audace avanza, va a Porto Venere, va alla Spezia, e qui sosta.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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