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      Dopo le male prove passate pareva che non dovesse a veruno cascare in mente di farsi antipapa; un altro antipapa scappò fuori, da prete chiamato Egidio Munoz, e da papa Clemente VIII; ma scomunicato ebbe paura, e renunziò.
      Poco importa sapere quale fosse la indole di Eugenio IV: molto si riduceva a conversare con Cosimo, che la storia bugiarda chiama padre della Patria; tuttavia sopra molti altri Papi vissuti prima e dopo di lui andò famoso per ispergiuro, e fedifrago: ignudo di aiuto, non sapendo come schermirsi da Francesco Sforza, e da Fortebraccio, si amica Francesco, e a patto che lo difenda gli dà col titolo di marchese la Marca di Ancona, e promette lasciargli per certo tempo il dominio dei paesi da lui conquistati creandolo gonfaloniere della Chiesa; appena uscito, per la virtù di cotesto condottiero, di angustia, Eugenio commette a Baldassarre di Offida ammazzarlo; e di ciò lo Sforza venne in chiaro per lettere intercette; lo Sforza mise le mani addosso all'Offida, e lo fece morire nel castello di Fermo, non potendo usare il medesimo tratto col Papa amico suo sviscerato un tempo, Giovanni Vitelleschi, uomo di crudeltà pari all'arroganza, e tu la Chiesa, e i cherici che sieno argomenta da questo, che essendo egli partito legato di Eugenio nella guerra di Napoli, considerando il guasto alle campagne come spediente a condurre presto a fine la impresa, sbraciò centogiorni (e ormai che ci era poteva fare anni) d'indulgenza nel purgatorio ai suoi soldati per ogni pianta di olivi che avessero reciso; di un tratto gli congiura contro, volendo in contrasto al suo genio opprimere i Fiorentini odiatissimi, i quali per lettere sorprese a Montepulciano mettono Eugenio in chiaro della trama; a tradimento imprigionato da Antonio Rido castellano di Santo Angiolo che bel bello avvolgendolo co' ragionari, gli prese il cavallo per la briglia, e tiratolo di là dal ponte alla sprovvista gli fece calare la saracinesca dopo le spalle; affermano morisse avvelenato; ma io ricordo aver letto, che mentre stavano medicandogli una ferita, la quale aveva, difendendosi, rilevata, Luca Pitti cagnotto di Cosimo diede di un pugno nella tenta ficcandogliela nel cervello, onde su l'atto morì. Su di che non occorre avvertire altro;ma pel caso dello Sforza è provato come il Papa non si reputi per niente costretto a conservare pei successori suoi lo stato come lo ha ricevuto dai precedenti: il non possumus di Papa Pio IX hassi a tenere protervia di femmina incaponita, non già dottrina sostanziale della Chiesa.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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