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      Subito dopo passando per Roma Eleonora figlia di Ferdinando di Napoli, che andava sposa al duca di Ferrara, volle onorarla col fabbricarle un palazzo smagliante oro e seta; qui dentro tutto di oro di argento, anco i vilissimi arnesi; ci spese 100 mila fiorini di oro che aveva in serbo, e s'indebitò per 60 mila; ed era frate di san Francesco costui, ed aveva pronunziato voto di povertà. Immaturo per la via di vulgari piaceri egli giunse al sepolcro. Non bastando le rendite dei benefizi cumulati nella propria famiglia per sopperire a tanta enormità di spese Sisto dichiarò venali tutte le cariche della corte apostolica indicandone il prezzo; per pubblico bando vendè i più cospicui benefizi, ed anche qualche cappello cardinalizio; spesso, chi pagava innanzi giuntava: delle indulgenze peggiorò il traffico già abbominevole; eresse lupanari, tassò baldracche; i facinorosi poterono comprare perfino la impunità del delitto commesso, o che stavano per commettere: dei grani fece lo incettatore comperandoli al prezzo di un ducato il rubbio; poi li rivendeva quattro o cinque; se veniva a mancare egli ne acquistava fuori di qualità tristissima; e poichè sotto pene acerbe costringeva i fornai a servirsene è comune opinione che cotesto alimento corrotto partorisse le pesti che indi desolarono per parecchi anni Roma. Accennammo a offici di Maomettani, Giannizzeri, e Stradiotti instituiti a Roma, e vendibili a contanti, e fu Sisto che gli fondò: tuttavia non si creda, che alcun bene egli non facesse; all'opposto ne fece parecchi, ed affinchè la cristianità miri s'ell'abbia a rallegrars


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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