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      Però come Papa onde i tempi nostri derivano, vuolsi tenere breve sì ma peculiare discorso. Nelle signorie elettive vediamo come gli elettori ad ogni promozione s'indettino, scottati dalla esperienza, a limitare le facoltà dello eligendo; colui poi che esce eletto prima si accorda con gli altri, anzi sovente procede più rigido degli altri: fatta la festa si leva l'alloro, e si torna da capo. Ordinariamente alla promessa aggiungono il giuramento, nè se ne vede ragione; perchè questo non lega mai, e a chi non osserva il patto poco preme davvero comparire spergiuro. Il Sismondi nota come i re pollacchi, gl'imperatori di Germania, e i dogi di Venezia comecchè laici giurando i patti prima di pigliare possesso del dominio troppo meglio dei Papi rispettassero la santità del giuramento, quasi intendesse inferirne essere lo spergiuro privilegio del Papato; e non è così; nei primi casi gli elettori rimangono sempre potenti di armi; nel secondo i Cardinali tremano sotto la doppia oppressione della potestà temporale e delta spirituale; cui un momento prima fu loro pari adesso prosternati nella polvere adorano; l'eletto con uno stringere del sopracciglio può il corpo alla forca, l'anima allo inferno dannare. Tuttavia anco negli stati laici quando colui che giunse a limitare la potestà principesca perde la potenza di rado avviene, che non finisca sul patibolo: non occorre allegare esempi che sarebbero infiniti; tanto basti, che nelle costituzioni antiche e moderne non avendo saputo i cittadini trovare un modo per reprimere l'elemento monarchico nei suoi conati al dispotismo le proviamo campo aperto alle procelle popolari, o alle insidie regie.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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