Pagina (367/838)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      I preti erano macellari, albergatori, biscazzieri, ruffiani, e peggio. Pareva che più in fondo non si potesse andare e si andò, perchè non conosce fondo l'inferno; un Domenico da Viterbo in società di Francesco Maldente fabbrica false bolle con le quali si permettevano per danaro infamie, che non hanno nome; scoperta la frode, erano dannati nel capo; il padre di Domenico con molte lacrime supplica la vita del figlio; glielo concede il Papa a patto paghi seimila ducati; il misero si mette dintorno, e scombussolando parenti ed amici ne raccoglie cinquemila; recali al Papa, il quale li piglia, ma poi dichiara il misfatto tale da non potersi saldare con meno di seimila ducati, epperò non rende i cinquemila, e taglia la testa al viterbese. La inquisizione Innocenzo non instituì; già innanzi a lui era; ma ai tempi suoi si perseguitarono Ebrei, e Mori per cupidità, per diletto, e per devozione; dacchè ad ottenere la rimessione di un'omicidio bastava ammazzare un'Ebreo; se due meglio che mai; ed egli fu che sotto pena di scomunica ordinò ai giudici secolari senz'appello, senza revisione nel termine dei sei giorni eseguissero la Sentenza. Il prete decretava la strage, ma voleva, che chi s'imbrodolava nel sangue fosse il secolare.
      A tempo di questo Papa Giovanni Pico della Mirandola di ventitrè anni sostenne a Roma le sue famose tesi in tutte le scienze, non escluse la Magia, e la Cabala, comprensive novecento proposizioni estratte da scrittori greci, latini, ebrei, e caldei; più tardi tredici ne furono trovate eretiche, e il Pico non mancò difenderle a spada tratta.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





Domenico Viterbo Francesco Maldente Domenico Papa Papa Innocenzo Ebrei Mori Ebreo Sentenza Papa Giovanni Pico Mirandola Roma Magia Cabala Pico