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      Astorre cadde nelle mani del Valentino nel 1500, e l'anno dopo periva, e siccome in quel torno il Papa annoverava bene settanta anni, così se il volere gli avesse consentito la infamia, la età gliene levava il potere. Il Gordon nella vita di Alessandro VI afferma la donna rinvenuta nel Tevere in compagnia di Manfredi essere stata la donzella, che inviata da Elisabetta Gonzaga duchessa di Urbino a marito in Venezia con Giovambattista Caracciolo generale di fanti della repubblica, il Valentino fece rapire presso Cesena, nè se ne seppe più altro: non avendo trovato in veruno scrittore italiano tenuto ricordo di cotesto particolare, io lo giudico giunta dello scrittore.
      Arte profondamente arguta per isbigottire, e per gratificarsi i popoli già soggetti fu questa, che il Valentino mandasse a governarli o piuttosto a tribolarli un'Orco Ramiro; quando conobbe immensa gravare sul capo di costui la maladizione dei traditi, quasichè il Borgia sentisse pietà dei popoli, un bel giorno spartito in due cotesto ribaldo in mezzo a parecchi torchi accesi lo fece esporre sopra la piazza di Cesena; il quale trovato, pieno di malizia, gli conciliò l'animo non pure dei soggetti, ma eziandio degli altri che intendeva sottoporre, imperciocchè dai vecchi signori fossero con ogni maniera di strazi angariati.
      Adesso il Borgia accenna alle Marche, alla Toscana tutta, a Bologna, a Urbino, e a Piombino. Da prima si volta contro Giovanni Bentivoglio, e lo vinceva, se non lo impediva Luigi XII a cui era cotesto signore raccomandato; non potendo cavarne tutto il vestimento, il Borgia per allora si contentò del mantello; volle Castel bolognese, e 1000 ducati all'anno, con 100 uomini d'arme e 2000 fanti pagati; poi minaccia Toscana, e ne corre le terre; pretesto allo assalto la licenza data al Rinuccio da Marciano che passò con la sua compagnia al servizio del Bentivoglio; Firenze con Pistola ribellata, il contado in ruina, strema di forze a cagione della guerra pisana poco schermo poteva fare se il Borgia chiamato a Napoli non avesse dovuto lasciarla stare pel momento; in passando assediò Piombino, il quale resistendo oltre il presagio, fu espugnato più tardi dai suoi luogotenenti.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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